Abbiamo ricevuto e, dopo un confronto in redazione, deciso di pubblicare questo articolo di Gianluca. Si tratta di riflessioni personali le quali non coincidono con la linea critica e le analisi di questo blog. Siamo tuttavia convinti che soltanto il confronto fra le diverse interpretazioni delle aporie della società che ci circonda e la sintesi fra le differenti risposte progressiste potrà condurre a un vero cambiamento.
Vi invitiamo dunque a mandarci commenti e risposte ai problemi che Gianluca solleva qui. Vogliamo aprire un dibattito e lo vogliamo fare senza chiuderci nella confortevolezza delle nostre ‘sette’.
Scrivete a: info@laquartarepubblica.it
di Gianluca Fantoni (Nottingham Trent University) @gianlucafanton4
Quando Di Maio ha attaccato la Francia sulla storia del Franco CFA (poi seguito da Salvini) è accaduta una cosa strana. I miei contatti sui social media – tutta gente di sinistra, tutti intellettuali, tutti coerentemente schierati dalla trincea di Facebook, contro il governo in carica – sono diventati all’improvviso muti. Niente post indignati, niente ‘mi vergogno’, niente meme, niente frizzi e lazzi. Qualcuno ha freneticamente setacciato il web alla ricerca di un qualche opinionista, almeno un pochino di sinistra, che avesse scritto qualcosa a favore di questa moneta. Ma c’era poco là fuori. Alla fine, i più hanno optato per un nient’affatto dignitoso silenzio.
Il problema è il cortocircuito mentale che le frasi di Di Maio hanno provocato in molti di noi. Ci siamo ricordati tutto d’un colpo che c’era una volta l’imperialismo, e che la sinistra, per esempio il PCI di Berlinguer, lo contrastava; era uno dei pilastri della sua politica estera. Molti di noi sono abbastanza vecchi da ricordarsi le ultime marce anti-imperialiste che la sinistra italiana variamente intesa mise su, quelle per il Nicaragua sandinista. I miei mi portarono a vedere Daniel Ortega a Roma, parlava in spagnolo e capivo poco, ma tutti applaudivano come se fosse una rock star, e me ne andai contento.
Poi più nulla, l’imperialismo sparì dai nostri manifesti, dai nostri discorsi. C’eravamo sbagliati allora o ci sbagliamo oggi? L’imperialismo esiste? È mai esistito? Sarebbe forse il caso di domandarselo a sinistra (quella che sta in parlamento e quella nella piazza virtuale), sennonché poi toccherebbe agire e votare di conseguenza. E così anche l’imperialismo è uscito dal novero delle battaglie di sinistra. E anche quello sembra che se lo siano preso i 5 stelle, come molte altre cose. Certo non è sfuggito a nessuno come la posizione dei 5 stelle sia stata strumentale: hanno scoperto l’anti-imperialismo, per altro in versione cacio e pepe, solo perché non sanno come risolvere il problema immigrazione senza appiattirsi sulle posizioni di Salvini.
Per l’appunto però, subito dopo, è tornato alla ribalta il Venezuela, ed esponenti del governo italiano, stavolta solo i 5 stelle, sembrano propendere per Maduro. E noi di sinistra? Certo Maduro è quello che è, e come eroe terzomondista lascia un tantino a desiderare. Ma davvero c’è qualcuno tanto ingenuo da pensare che l’opposizione politica al suo governo non sia, almeno in parte, manovrata, o crede sinceramente che Trump stia agendo in difesa della democrazia?
E d’altro canto che ci vuoi fare? Mica si vorrà passare per rivoluzionario? Per dire, da anti-americano, da inaffidabile? Se prima o poi si dovrà tornare a reggere, un giorno che si prospetta lontano, le sorti del paese, dell’Europa, del G7 o G8, vorrai mica metterti a dire robe sconvenienti? Vorrai mica macchiarti un pedigree che è costato così tanti rospi ingoiati da averne perso il conto? Che invidia i 5 stelle che non si fanno di questi problemi. Le sparano e basta, come se non ci fosse un domani.
N.B
Nottingham (Regno Unito), 26 gennaio 2019. Passo davanti a banchetto del Revolutionary Communist Party, nel freddo semi-polare due ragazzi e una ragazza, davvero giovanissimi, vendono il loro giornale a 80 pence. Il titolo, a caratteri cubitali rossi: Fight Imperialism! Lascio loro due pound, nascondo in tasca il giornale e mi allontano, cercando di perdermi tra la folla.